Il tiro in porta

Questo gesto tecnico rappresenta lo scopo per il quale il calcio esiste! È l’atto conclusivo a prescindere dal modulo, sistema, tattica, ruolo ecc.
Da un punto di vista anatomico, escludendo la testa, le superfici maggiormente utilizzate sono:


  •        collo del piede
  •              interno/esterno collo    
  •              interno piede

se parliamo di superfici particolari, menzioniamo il tacco e la punta del piede.

Dietro questo gesto tecnico si nascondono dei fattori che risultano basilari per la sua realizzazione:



  1.             psicologico
  2.             strutturale
  3.             motorio/coordinativo

psicologico:
nel giovane, soprattutto, è fondamentale questo aspetto in quanto la determinazione, la volontà, la forte motivazione e, non per ultimo, il coraggio determinano la buona riuscita di un gesto così apparentemente scontato.

Strutturale:
la struttura fisica o conformazione determina la capacità di realizzare, tiri in porta, ognuno in modo differente dall’altro. Ovvio pensare che un giocatore con una struttura fisica importante, difficilmente riuscirà ad eseguire dei tiri in porta con precaria coordinazione oppure laddove si presuppone rapidità di esecuzione.
La conformazione del piede, la postura, la coordinazione fanno si che le traiettorie si differenzino. È scontato dire che la tecnica  di base è molto importante per saper colpire la palla nel punto desiderato in base alla traiettoria da imprimere.

Motorio/coordinativo:
la coordinazione permette una buona preparazione al tiro, la tecnica conclude l’esecuzione. Si possono notare soggetti (spesso in ambito giovanile) che con palla ferma riescono ad imprimere forza e precisione (punti di riferimento fissi), ma se testati con palla in movimento (riferimenti mobili) il risultato cambia.

Analizzando il tiro in porta da un punto di vista tattico, avvicinandoci quindi a situazioni più che esercitazioni, potremo notare come la capacità decisionale del soggetto diventi determinante.
Leggere, decidere, eseguire, sono aspetti fondamentali in un contesto tattico-situazionale.
Avere un’ottima visione periferica, mi permette di leggere in anticipo ciò che avviene nella posizione di campo in cui mi trovo. Decido di tirare in base alla mia posizione, considerando la presenza dell’avversario e, di conseguenza, lo spazio che mi viene offerto.
Eseguire il tiro in porta dopo aver letto e deciso rappresenta la fase conclusiva.

Il contatto piede-palla ne determinerà il risultato:
se parliamo di tiro dalla lunga distanza, la parte anatomica utilizzata sarà il collo del piede.
Se la distanza lo consente potremo utilizzare l’interno del collo del piede oppure per tiri piazzati e precisi l’interno del piede stesso.
In casi particolari potremo utilizzare il tacco e la punta, quest’ultima soluzione è stata importata dal calcio a 5 in quanto in situazioni chiaramente particolari, diventa determinante soprattutto per l’imprevedibilità della traiettoria.
L’astuzia, nell'utilizzo della punta del piede, consiste nell'anticipare il riposizionamento del difendente oppure nell'impossibilità di far effettuare, all'arto calciante, la sua normale escursione.

Dopo aver appreso, in età giovanile, l’esecuzione corretta del tiro, utilizzando le varie parti anatomiche, ognuno di noi, penso sia in grado di riportare migliaia di esercizi, per esperienza diretta ed indiretta.

Ne propongo 2:


il primo esercizio serve per invogliare il giocatore al tiro in porta piuttosto che ricercare il dribbling.



Il portiere rilancia di precisione verso l’attaccante e prontamente 4 difensori risalgono per contrastarlo. A meno che l’attaccante non voglia provare a saltarli tutti e 4 penso che l’alternativa sia il tiro in porta.

Consiglio: se svolto con i più giovani non far capire che l’esercitazione ha lo scopo del tiro in porta, si noterà come il giocatore inizialmente non penserà al tiro diretto ma proverà a dribblare almeno un difensore per poi, inevitabilmente, essere raddoppiato o triplicato.
Fate effettuare più volte l’esercizio senza mai dare consigli. Ottimo metodo che induce il giocatore a trovare la soluzione.


Il secondo esercizio ha una valenza più specifica:


“A” effettua un passaggio rasoterra per “B” (si preferisce inserire sempre un giocatore al posto dell’allenatore, in quanto effettuando diverse serie di appoggi, il giocatore probabilmente migliorerà nel gioco di sponda. L’allenatore non scenderà in campo alla domenica!!!) scavalca in velocità l’ostacolo e, su sponda di “B” calcia in porta di collo pieno. Sceglierà un lato da attaccare e riceverà in posizione 1 da “C”,  e in posizione 2 da “D”, un passaggio rasoterra, per una conclusione di interno collo, alla ricerca del palo lontano.

Il giocatore dopo aver calciato da posizione 1 dovrà velocemente effettuare una mezza luna, per andare in posizione 2  stando attento a non dare mai le spalle alla porta.
Consigliare di effettuare un giro radente sull'ostacolo. La palla, dai lati, dovrà tassativamente essere trasmessa in diagonale, affinché il giocatore possa ricercare la massima coordinazione per la conclusione desiderata.

Pierluigi Arcuri
Allenatore di base Uefa B